Parole ed Immagini: Soren Kierkegaard e Rembrandt


Se non avessi Giobbe! E’ impossibile descrivere le sfumature di significato, e la varietà di significati che ha per me. Io non lo leggo come si legge un altro libro, cogli occhi, ma metto per così dire il libro sul mio cuore e lo leggo cogli occhi del cuore, e in una sorta di clairvoyance comprendo il dettaglio nella maniera più diversa.
Come il bimbo ripone il catechismo sotto il capo per essere sicuro di non aver scordato l’indomani al risveglio la la lezione, cos’io la notte mi porto a letto il libro. Ognuna delle sue parole è cibo e veste e medicina per la mia anima in miseria. Ora una sua parola mi scuote dal letargo destandomi perciò a nuova inquietudine, ora placa la furia infruttuosa che mi rode dentro, fa cessare i conati orrendi e muti della passione.
Ma avete letto Giobbe? Leggetelo, leggetelo e rileggetelo. Io non ho l’ardire di trascriverne neppure un solo sfogo in una lettera a voi, benché trovi la mia gioia a ricopiare di continuo tutto ciò che ha detto, ora in caratteri gotici, ora in latini, ora su un formato, ora su un altro. Ognuna di queste copie, applicata al mio cuore malato, è un toccasana divino. E del resto, chi fu toccato a sanato da Dio quanto Giobbe?
Ma citarlo – ciò m’è impossibile. Sarebbe voler dire la mia, sarebbe voler far mie le sue parole in presenza di un altro. Da solo si, mi approprio di tutto; ma appena c’è qualcuno, so benissimo cos'ha da fare un giovane quando parlano di gli anziani.


Soren Kierkegaard – Atti dell’amore – Prima serie, IV 


Schizzo per la storia di Giobbe - Rembrandt


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