“E fu così che feci la conoscenza del piccolo principe”.


L’avventura dell’iniziativa LIBRIAMOCI alla scuola media dell’Istituto comprensivo Rapallo ha inizio nel cambio tra la prima e la seconda ora di lezione. Forse per l’orario ancora un po’ troppo mattiniero, forse per la novità di ricevere tre perfetti estranei in classe, i ragazzi della 2^A ci aiutano a iniziare il nostro incontro con un silenzio stranamente partecipativo. Prima di addentrarci nella lettura vera e propria, c’è tempo per un breve dialogo con i ragazzi. 

Raccontare la passione per i libri nata alle elementari, un po’ grazie a Jules Verne, un po’ grazie a Harry Potter ha permesso innanzitutto a noi “grandi” di riscoprire il fascino irresistibile dell’immergersi in un mondo d’invenzione dove, allo stesso tempo, quei personaggi e quelle storie sono così profondamente reali da permettere a chi legge di immedesimarsi e fare il tifo per il proprio personaggio preferito, o addirittura di sorprendersi ad esclamare “Ma questa cosa è successa anche a me!”. La lettura come passione, dunque, ma anche la lettura come il punto di inizio per realizzare un’opera teatrale: parte tutto da lì, da quel primo impatto con le parole che qualcuno prima di noi ha voluto lasciarci perché le facessimo nostre in un modo o nell’altro.

Finito questo breve momento, entriamo nel vivo del nostro incontro, e la storia del Piccolo Principe di Saint-Exupéry prende vita grazie alla nostra lettura ad alta voce.
La piccola rosa spuntata sull’asteroide B612, il sovrano illuminato che dall’alto della sua autorità ordina al sole di tramontare a un orario ragionevole (“Diciamo, intorno alle 7.40…”), l’uomo d’affari troppo occupato a contare le stelle per possederle, e infine la volpe e il suo segreto, “Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi”, catturano l’attenzione di tutti i ragazzi. È bellissimo osservare quelle facce attente, ma ancora più bello è ascoltare le loro brevi osservazioni al termine della lettura.

La più inaspettata arriva da un ragazzo particolarmente vivace della 3^G: “E’ un libro che insegna cose che per molti sono assenti”. Impossibile non dargli ragione! La purezza di sguardo che Saint-Exupéry ci racconta attraverso le parole del Piccolo Principe e della sua amica volpe, è sempre troppo spesso dimenticata. E’ quasi commovente riscoprire l’insegnamento grande e allo stesso tempo semplice che l’autore del libro voleva lasciarci, proprio attraverso gli occhi, le bocche e le orecchie di questi ragazzi che si preparano ad entrare nel mondo degli adulti ma che fino a ieri erano bambini. 
Sono proprio loro a sorprenderci di più: in quest’età considerata da tutti la più difficile, c’è ancora spazio per la meraviglia di fronte a cose vere come quelle raccontate da un aviatore francese circa settant’anni fa, che, anche se solo per lo spazio di mezz’ora, hanno preso forma attraverso le nostre voci. 

Un’esperienza bella quella, un po’ fuori dal normale, che ci ha permesso di riscoprire il valore di leggere, ma soprattutto di cosa vuol dire farlo seriamente: è un rapporto quello che nasce, tra il lettore e l’autore che tra le righe del suo libro ha voluto lasciarci qualcosa di sé, perché noi potessimo farne tesoro ogni volta, anche a distanza di anni quando, con più o meno esperienza alle spalle, si torna a riflettere su certe parole, come quelle bellissime della volpe al Piccolo Principe:


“…se tu mi addomestichi la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. […]. E poi guarda! Vedi, laggiù, i campi di grano? Io non mangio pane. Il grano per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano niente. E questo è triste! Ma tu hai i capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato! Il grano, che è dorato, mi farà ricordare te. E amerò il rumore del vento nel grano…”.

Nessun commento:

Posta un commento