I "Fiori Rossi" di Elena Bono: una corona di poesie


Elena Bono pubblica le prime opere in pieno neorealismo e con questo la scrittrice ha in comune l'impressione forte dell'esperienza della guerra e del dopo-guerra, ma se ne distacca radicalmente fondando la sua rappresentazione della realtà sulla convinzione che, anche nelle situazioni storiche più drammatiche, il destino finale di ogni uomo si gioca nella sua libertà-responsabilità.
Nella guerra, qualsiasi sia il suo ruolo, l'uomo pur essendo vittima di un folle ingranaggio, conserva sempre un grado di libertà che può acquistare, se è disposto a mettersi in gioco anche a costo della propria esistenza.

Alla radice di questa visione della vita e, quindi, della sua rappresentazione attraverso la letteratura c'è un fatto avvenuto nel 1944 a cui la scrittrice, allora ventitreenne, ha assistito. 
I tedeschi prendono tutti i soldati italiani feriti e mutilati tornati dalla Russia ricoverati all'Ospedale di Chiavari e li gettano nella strada. Una vecchia contadina ha il coraggio di prendere un soldato della Wermacht per la giacca e di protestare a gran voce, urlando in dialetto il dolore e la rabbia che nessuno aveva il coraggio di manifestare.
Questa vecchietta, la sola a non aver paura della truppa nazista, si riappropria della sua umanità e della sua libertà prendendo una posizione chiara contro il male e, senza saperlo, pronunciando una parola a cui la Bono risponderà con tutta la sua vita e la sua opera.

Di quei ragazzi, della loro ansia di libertà e giustizia, che era anche la sua, è rimasta una corona di poesie: “Fiori rossi” che ancora oggi “fioriscono alti /sulle montagne”. Sono, quei fiori, i tanti versi, e le tante prose, che Elena Bono ha voluto dedicare a ciascuno di essi. 

(Campo D'Avena-Karl Nordstrom)





"Fiori rossi"

Fiori rossi
fioriscono alti
sulle montagne.
Il vento li muove
lentamente
li accarezza il vento
che ricorda.








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