Elena Bono: una vita a "giocare" con Leopardi


Elena Bono ha una solida formazione classica, è una profonda conoscitrice della cultura giudaico-cristiana, di tutta la cultura europea e orientale, in particolare di quella cinese. Ma è Giacomo Leopardi il poeta con cui la Bono, fin dall'infanzia, ha sentito un profondo legame, di giovanissima innamorata. Elena ne ha fatto la conoscenza da bambina, a Recanati, dove ha vissuto la sua prima infanzia.

«Non ero ancora in grado di leggere le poesie del mio Giacomino che già piangevo sotto il suo ritratto quando accompagnavo mio padre nella biblioteca di casa Leopardi. Soffrivo per quella sua solitudine cosmica che accompagna ogni essere nell'universo».

A “Giacomino”, come affettuosamente lo ribattezza, la Bono dedicherà due testi poetici: "Uno di questi giorni" e "Su quell'altura che chiamavi colle" nei quali ricorda appunto i momenti trascorsi a Recanati come una sorta di iniziazione alla poesia:

(Ancor Non Torna-Alfonso Simonetti)
«Su quell'altura che chiamavi colle  
mi spingevi a giocare, Giacomino,  
il gioco della siepe. 
Io di quattro, cinque anni  
ranocchietto spaurito 
rannicchiato di qua d’un muro d’erba
alta, selvaggia, sibilante 
e di là il vuoto
l’infinito». 

Il «gioco della siepe» insieme a Leopardi è durato una vita intera. E dura anche oggi, ancora più intenso di allora, ora che Elena si trova «a un passo dalla siepe», sempre più vicina al compagno di giochi:

«Quanto da allora  
ci siamo amati, 
ci amiamo tuttavia. 
Io non più di cinque anni 
ma ormai soltanto a un passo dalla siepe. 
Di là il vuoto, il gran salto, 
l’infinito. 
E di là sempre tu, ragazzo strano 
coi tuoi occhi celesti, 
dolce triste ridente
un po’ cattivo». 

Leopardi rappresenterà, insieme ai classici antichi, un modello importante di riferimento nella produzione della Bono, nella quale l’amore per la parola autentica e pura emerge sempre così come il «saper guardare oltre la siepe».

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