C’era una volta nel 1600... una storia vera!




C’era una volta nel 1600...

Nella Siviglia del 1600, don Miguel Mañara Vicentelo de Leca vive come un principe degno del suo tempo. Sue sono le feste, i duelli, le gozzoviglie con gli amici, ma soprattutto le donne. Don Miguel le conquista, le ama fino a che non se ne stanca, e poi le abbandona senza alcun rimorso. Perché così è Don Miguel Mañara, un uomo senza coscienza e senza morale. 

Ma una sera, durante l’ennesimo banchetto, qualcosa cambia. Miguel è stanco, qualcosa si muove dentro di lui. Niente basta più, niente lo soddisfa, nemmeno l’amore per una ragazza potrebbe alleviare una pena che sembra infinita e non trova spiegazione. Così, all’invito di Don Fernando, un vecchio amico del padre preoccupato per la sua sorte, Miguel cede. 

Avviene allora l’incontro con la giovane Girolama Carillo de Mendoza. Miguel rimane segnato dalla conoscenza con questa ragazza, diversa dalle sue coetanee, perché docile e forte allo stesso tempo. Inaspettatamente, quel Dio che per anni Miguel aveva fuggito, si fa carne e gli viene incontro attraverso l’apparente fragilità di una fanciulla.

Miguel e Girolama si sposano, ma dopo soli tre mesi la giovane muore. Per Miguel Mañara inizia allora un percorso, lungo una vita, alla scoperta del perdono e della consegna totale e vera di sé a quel Dio che per la sua Girolama era stato una Presenza così concreta e determinante.

Il dramma, composto dall’autore lituano Oscar Vladislav Milosz nel 1912, richiama naturalmente la celebre del Don Giovanni, e molti critici hanno voluto leggere quest’opera come l’ennesimo rifacimento della famosa vicenda.

Effettivamente, pare sia essere proprio lui il personaggio che ha dato origine alla lunga serie dei don Giovanni di cui è zeppa la letteratura, da Tirso de Molina a Molière. 

Milosz, però, non aveva in mente un’ennesima edizione del mito.


...una storia vera!

Miguel Mañara Vicentelo de Leca è un personaggio storicamente esistito. 

Nasce a Siviglia nel 1627, figlio di una famiglia agiata arricchitasi grazie al commercio. 

A otto anni riceve il titolo di cavaliere dell’ordine di Calatrava e trascorre una giovinezza dedita ai piaceri, come tutti i caballeros del tempo. Costretto dall’età sposa realmente la nobile Geronima Carillo, e, alla sua morte, si avvicina alla confraternita de la Santa Caridad: avviene così la sua conversione. 

La sua prima preoccupazione è dare sepoltura ai giustiziati e ai tanti poveri che morivano nelle strade di Siviglia, e a proprie spese fa costruire l’Ospedale de la Caridad (nella foto), per offrire cure agli infermi. Muore nel 1679.

I suoi resti si trovano ancora all’ingresso dell’Ospedale de la Caridad, e sul suo epitaffio (nella foto) si legge il testamento che egli stesso volle lasciare: un invito a pregare Dio, il solo che, con la sua misericordia, potrà perdonare «il peggior uomo che sia stato al mondo». 

Nel 1985 è stato proclamato venerabile da Giovanni Paolo II.

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