Il quinto quadro si apre con la riflessione di due religiosi dell’ordine della Caridad intorno alla predica appena ascoltata dalla voce di Miguel. Il primo, più sempliciotto, è rimasto piacevolmente stupito dall’immediatezza del linguaggio utilizzato nella predicazione.
Ma cosa è successo a Miguel Manara? Lo avevamo lasciato di fronte all’abate del convento della Caridad, sconvolto dopo la morte di Girolama, e adesso lo troviamo a capo di una delle Confraternite più importanti della Siviglia del ‘600.
Storicamente, Miguel Manara, dopo aver trascorso mesi in ritiro dal mondo per il dolore della perdita della moglie, incontrò don Diego de Mirafuentes, Fratello Maggiore della Confraternita della Carità.
La congregazione esisteva già dal 1400 e aveva come scopo quello di accompagnare i condannati a morte e seppellire i loro corpi o quelli di coloro che annegavano nel fiume, il Guadalquivir. La Confraternita venne riconosciuta anche da un decreto del re Filippo V, che le confermava i privilegi già acquisiti sotto il re cattolico Enrico IV.
Dopo l’incontro con don Diego, dunque, Manara decise di unirsi a lui e ai suoi confratelli e diventò a sua volta fratello Maggiore nel 1663; sarà sotto la sua direzione che la Confraternita si ingrandirà diventerà, dal 1667, un vero e proprio Ospedale per la cura degli ammalati e degli indigenti.
Dicono che Miguel Manara cambiò pelle a questa Confraternita, trasformandola in un’opera di bene rivolta a tutti, non solo ai defunti.
Un impulso quello dato da Miguel che continua da 350 anni: ancora oggi, infatti, la Confraternita continua la sua opera di carità nell’ospedale annesso alla chiesa.
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