Mañara nella storia: da dove viene Don Miguel?






Mañara nella storia: da dove viene Don Miguel?


Dopo aver parlato delle vicende storiche di Miguel e della loro resa teatrale ad opera di Milosz, ci si potrebbe chiedere se il dramma del quale ci stiamo occupando sia un unicum o se il nostro protagonista compaia anche altrove.


Innanzitutto, è giunto il momento di sgomberare il campo da un grande, enorme pregiudizio: non può essere stata la vita di Don Miguel Mañara Vicentelo de Leca ad aver ispirato la figura del primo Don Giovanni, quello di Tirso da Molina. La questione può essere risolta in modo meramente cronologico: la pubblicazione dell’opera “Il Seduttore di Siviglia e il Convitato di Pietra”, infatti, risale al 1630 (sebbene la sua stesura sia da datare addirittura ad anni precedenti), quando Miguel, nato nel 1627, aveva solo tre anni. Nonostante le molte somiglianze, almeno nei tratti iniziali, tra i due personaggi, dunque, possiamo affermare con una certa serenità che i successivi “Don Giovanni”, da Molière a Da Ponte, discendono dal dramma di Tirso da Molina e poco, o niente, hanno a che vedere con il nostro protagonista.


Ecco che, crollato il ponte tra Miguel e Don Giovanni, ci troviamo davanti a un personaggio del quale, dal punto di vista artistico-letterario, poco è stato detto.


Se, tuttavia, l’opera di Milosz ci appare come l’unica resa teatrale delle vicende di Don Miguel Mañara Vicentelo de Leca, abbiamo qualche testimonianza artistica e poetica della quale possiamo tener conto.


Sul pavimento della chiesa annessa all’Ospedale della Carità di Siviglia, si trova una lapide, la cui iscrizione recita: “Qui giacciono le ossa e le ceneri del peggior uomo che ha avuto il mondo, pregate Dio per lui”. Si tratta proprio di Miguel, il fondatore dell’Ospedale, e pare che proprio a lui si sia ispirato il pittore andaluso Valdés Leal (Siviglia, 1622-1690) nella realizzazione di due quadri conservati nella stessa chiesa: sono due quadri di gusto barocco, intrisi di elementi orridi e macabri che emergono fin dal loro titolo.







“In Ictu Oculi” rappresenta la morte che, personificata, porta con sé un’ascia e la bara di un personaggio a noi ignoto, ma che è stato identificato con Miguel.










“Finis Gloriae Mundi” rappresenta invece tre bare, due in primo piano e una sullo sfondo, contenenti i corpi di un vescovo, un cavaliere e un uomo non altrimenti identificato.

Anche questo dipinto, se messo in relazione con la lapide, può recar traccia del nostro protagonista.









Un terzo dipinto, anch’esso opera di Leal e conservato alla Caridad, porta invece il nome di Miguel Mañara nel titolo: “Miguel Mañara legge le regola della Fraternità della Caridad”.






Per onorare la memoria di Miguel, nel 1902 venne collocata, postuma rispetto alla morte dell’autore, nei giardini dell’Ospedale una sua statua ispirata a un’immagine dello scultore Antonio Susillo realizzata nel 1895.


Nel 1907, inoltre, il poeta e scrittore spagnolo Manuel Machado inserì nella sua raccolta “Museo” un poemetto di dodici versi intitolato proprio “Miguel Mañara Vicentelo de Leca”. In esso, una rosa e dell’alloro piantati da Miguel presso la chiesa della Caridad vengono personificati: mentre la rosa parla della vita del giovane Miguel, delle sue avventure amorose, delle sue ferite, l’alloro parla della “nuova vita” di Mañara, della costruzione della chiesa della Caridad e della sua morte gloriosa.
Ne riportiamo il testo originale:


Rosa y laurel simbólicos, que aquí plantó Mañara,
cantan su doble triunfo, su gloria dicen clara.
Habla la hermosa rosa de lo que amó y mató.
Dice noches de amores, heridas y placeres
—las canciones que hacía él para las mujeres—,
y evoca —roja y tibia— la sangre que vertió.




El laurel solemniza su puesta gloriosa
más allá de este mundo.  La santa y religiosa
fundación de esta Casa.  Dice la Caridad...
las horas de añoranza y de recogimiento,
la elegancia suprema del arrepentimiento,
y el último combate, ¡y la inmortalidad!

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Un grande salto temporale ci porta, infine, al 2014, quando viene pubblicata la versione di Miguel Mañara commentata da Franco Nembrini. L’artista romano Gabriele Dell’Otto realizza, appositamente per la copertina del libro, un bellissimo dipinto raffigurante il protagonista Miguel.

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