"I compagni caduti nella Resistenza" di Elena Bono


Fra le poesie sulla Resistenza una che fortemente colpisce, per il pathos con il quale la poetessa si esprime e per l’intensa emozione che trasmette al lettore, è "Severino"
Severino era un ragazzo siciliano, dice la Bono: «un qualunque ragazzo / di Ustica / o di Acireale» ma fu anche il primo partigiano ad essere fucilato nell'entroterra chiavarese per non aver voluto rivelare, a coloro che lo interrogavano, i nomi dei suoi compagni.

Grande è l’abilità che la Bono dimostra nel mettere in luce l’alto sentimento dell’onore di questo giovane, sviluppatosi ed esaltatosi, forse, assistendo alle imprese degli eroi del ciclo carolingio, imprese rappresentate dal teatro dei "pupi", ancora tanto popolare nel suo paese natale: «Togliere i fili / di mano alla sorte / è vietato: / Orlando può solo / morire da Orlando / e del suo stesso fuoco / una stella morire».

Con notevole intuizione la Bono collega qui gli eroi del teatro dei "pupi", che Severino ha ammirato da ragazzo e nei quali si è identificato, con gli eroi della Resistenza partigiana, i cui ideali spingono il giovane a sacrificare la propria vita.
Molti sono in realtà «i compagni caduti nella Resistenza» ricordati dalla poetessa tra cui Rinaldo Simonetti, il «ragazzo di campagna» chiamato per la sua giovane età "Cucciolo", il quale, pur non comprendendo appieno il significato di libertà, volle «morire coi grandi».
E fra coloro che «Morirono per la libertà» non manca nemmeno un’anziana donna, Luigina Comotto, fucilata a settant’anni per non aver voluto fare alcuna rivelazione «sugli attentatori del prefetto repubblichino di Savona».

"Severino" 

Muoiono anch'essi
i Paladini di Francia,
muoiono anche le stelle.
Quante volte vedendo
alle gole di Roncisvalle
giungere Orlando
altissimo biondo
lucente
più d'un diamante
volevi gridare:
- Ah! non entrasse Vossia! -
e all'uomo dietro le quinte
togliere i fili di mano.
(La Morte di Orlando-Achille Michallon)
Togliere i fili
di mano alla sorte
è vietato:
Orlando può solo
morire da Orlando
e del suo stesso fuoco
una stella morire.
- Chiddi so' grandi persuni.-
Quelle son grandi persone,
tu un qualunque ragazzo
di Ustica
o di Acireale.
Su quella piazza quel giorno
davanti alla chiesa,
a cavalcioni sopra una sedia
le mani legate
la faccia rigonfia
poggiata sullo schienale,
i mitra già dietro puntati
la gente d'intorno a vedere
il terrone che muore
ma com'è lungo a morire.
Com'è lungo morire
tenere la bocca serrata
ancora una volta
ancora una volta e ancora
alla voce che dice:
- La vita in cambio d'un nome.
Avanti, che cosa è poi un nome? -
No, che cosa è la vita,
risponde il tuo cuore.
Che cosa è la vita,
anche a Orlando
alle gole di Roncisvalle
dovette rispondergli il cuore
in piedi guardando i nemici
venire come fa il mare
egli stringendo la spada,
tu con le mani legate
dietro la schiena.
- Chiddi so' grandi persuni. -
Quelle son grandi persone,
tu un qualunque ragazzo
di Ustica
o di Acireale.



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