Ernst Jünger: una vita a rincorrersi con la guerra


Ernst Jünger (Heidelberg 1895 – Riedlingen 1998) è stato un filosofo e scrittore tedesco. I suoi romanzi, basati sulle sue personali esperienze del fronte, sono una riflessione sulla guerra.



Andò volontario in guerra a venti anni, dopo un avventuroso tentativo di fuga in Africa e di arruolamento nella Legione straniera. Combatté sul fronte occidentale e, ferito quattordici volte su quello francese, venne decorato nel 1917 con la Croce di ferro di prima classe e il 18 settembre 1918 con  l'ordine Pour le Mérite.
Conclusa la guerra, continuò a servire nell'esercito. 
Nella Seconda Guerra Mondiale fu ufficiale della Wehrmacht a Parigi durante l'occupazione tedesca della Francia, intrattenendo rapporti culturali con scrittori francesi. Conosceva alcuni degli ufficiali prussiani che parteciparono al fallito attentato del 20 luglio 1944 sotto la direzione di Claus von Stauffenberg, ma essendo coinvolto in modo marginale non fu condannato o imprigionato ma solamente congedato dall'esercito.
Dopo il conflitto venne accusato di connivenza con il regime a causa del suo credo nazionalista, nonostante nei suoi scritti la sfiducia per il regime hitleriano sia evidente. 

(L'esercito tedesco in marcia verso il fronte Occidentale)

Nel 1980 Jünger ottenne il prestigioso Premio Goethe, conferito, tra i pochi, a Bertold Brecht e Thomas Mann, che lo consacrò tra i massimi scrittori e pensatori tedeschi del Novecento; il merito stava soprattutto nell'analisi e nella critica della modernità; questo è il campo in cui le sue potenti intuizioni ne fanno, fra l'altro, uno degli intellettuali più discussi del XX secolo.


"Mentre cadevo pesantemente sul fondo della trincea ebbi la certezza di essere definitivamente perduto. Eppure, cosa strana, quel momento è stato uno dei rarissimi nei quali possa dire di essere stato veramente felice. Compresi in quell'attimo, come alla luce di un lampo, tutta la mia vita nella sua più intima essenza. Provai una certa sorpresa per il fatto che essa dovesse finire proprio in quel punto; ma quella sorpresa, devo dire, era piena di felicità. Sentii, piano piano, i colpi indebolirsi come se stessi affondando sotto la superficie di un'acqua scrosciante. Dove ora mi trovavo, non v'erano più guerra, né nemici."

(da "Il mio ultimo assalto", Nelle tempeste d'acciaio)

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