Erich Maria Remarque: “cronaca di una generazione distrutta dalla guerra”


Lo scrittore tedesco Erich Maria Remarque nacque a Osnabrück il 22 giugno 1898 da una famiglia cattolica. Il nome è in realtà pseudonimo di Erich Paul Remark, e deriva dal recupero delle proprie originali radici francesi. 
Dopo aver frequentato la scuola dell'obbligo, nel 1915 Remarque entrò nel seminario cattolico di Osnabrück, ma nel 1916 fu costretto a interrompere gli studi per svolgere il servizio militare.



L'anno successivo venne inviato al fronte francese nord-occidentale presso Verdun, dove prese parte a uno dei più aspri combattimenti della Prima Guerra Mondiale, la "battaglia delle Fiandre". Proprio in seguito a questa esperienza, Remarque sarà colpito da forti crisi depressive, causate dalla vita militare, con conseguenze che incideranno sul resto della sua esistenza.



Nel 1929 pubblicò la sua opera più famosa, "Niente di nuovo sul fronte occidentale", proprio sul tema della guerra.
Il protagonista del romanzo-diario è un giovane di diciannove anni, spinto ad arruolarsi in guerra insieme ai suoi compagni di scuola. Dopo l’entusiasmo iniziale, sarà la disillusione a prendere il sopravvento, e le domande sul significato della guerra resteranno senza una risposta. L’opera, come dice l’autore stesso nella premessa, non volle essere "né un atto d'accusa né una confessione", ma la cronaca di una generazione, "la quale, anche se sfuggì alle granate, venne distrutta dalla guerra".
Anche negli scritti successivi, come "I tre camerati",  Remarque tornerà su questo tema, descrivendo in modo realistico e per nulla eroico, come il nazionalismo imperante avrebbe voluto, quello scenario di devastazione che fu la guerra. 
In seguito all’osteggiamento da parte del regime nazista, e anche al diffondersi della notizia che Remarque discendesse da ebrei francesi, lo scrittore fu costretto a emigrare in Svizzera e poi negli Stati Uniti, di cui ottenne la cittadinanza. Morì a  Locarno, 25 settembre 1970. 


"Compagno, io non ti volevo uccidere. […]. Ma prima tu eri per me solo un'idea, una formula di concetti nel mio cervello, che determinava quella risoluzione. Io ho pugnalato codesta formula. Soltanto ora vedo che sei un uomo come me. […] ora vedo la tua donna, il tuo volto, e quanto ci somigliamo. Perdonami, compagno! Noi vediamo queste cose sempre troppo tardi. Perché non ci hanno mai detto che voi siete poveri cani al par di noi, che le vostre mamme sono in angoscia per voi, come per noi le nostre, e che abbiamo lo stesso terrore, e la stessa morte e lo stesso patire … Perdonami, compagno, come potevi tu essere mio nemico? Se gettiamo via queste armi e queste uniformi, potresti essere mio fratello".
(da "Niente di nuovo sul fronte occidentale")


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