Elena Bono è conosciuta per essere una delle più grandi poetesse della Resistenza. Dalle le sue poesie, forse le più intense e significative in assoluto che siano state scritte su quella pagina di storia, emergono compagni di scuola, amici dell’università, giovani appena conosciuti e subito perduti: oggi sono nomi di strade e di piazze di Chiavari, la piccola città di portici dove vissero i loro anni felici.
Come Cesare Talassano, che nella toponomastica cittadina indica un piccolo parco e per questo è stato «di tutti il più fortunato», ci dice la sua antica compagna di scuola, perché è «divenuto un giardino / di foglie aria bambini gridanti / che rinverdiscono il cuore / quando è terra bruciata».
Terra bruciata ma capace di rigenerarsi, grazie alla spiritualità radicata e profonda di questa piccola donna, di questa grande poetessa coraggiosa e decisa ad affrontare temi che fanno tremare: la lotta tra il Bene e il Male, la ricerca di una trascendenza nell'apparente non senso della vita e della storia. Da quest’urgenza sono nati versi, racconti, drammi e romanzi di rara potenza. In essi il Male ha assunto maschere di volta in volta diverse nei secoli, maschere a cui la poetessa contrappone la forza del Bene, l’affiorare di una traccia capace di cambiare radicalmente la vita di ogni uomo, il volto di un Cristo ancora una volta ferito e flagellato.
"Vengono i giorni"
Vengono i giorni
che il cuore è una terra bruciata,
polvere e fumo
nuvole basse di piombo.
Voi divenuti
nomi di piazze e di strade
corso Gastaldi
largo Cesare Crosa
via Buranello
giardini pubblici C. Talassano.
Ma il tempo è una casa
di innumerevoli stanze
sorvegliate e severe
dove tutto è per sempre;
chi ne possiede le chiavi
può ritrovare ogni cosa:
gesti e parole
(The Swing, Children In The Woods-Martin Johnson Heade) |
I vostri giorni di prima,
il vostro andare e venire
in queste piazze e strade
divenute ora voi
per ricordare la scelta
che voi avete fatta
a quelli che vengono e vanno
con gesti e parole qualunque
dove sta chiusa la scelta
che anch'essi hanno fatta
in queste stanze severe
che non consentono fuga,
ma tutto è per sempre.
I vostri giorni di prima.
Cesare Crosa
il suo passo di vento
e la musica dentro:
Vivaldi, “Le quattro stagioni”,
l’elettrico “Inverno”
quegli aghi di ghiaccio e di gioia.
Buranello che parla a un compagno
battendo il giornale
sul dorso a un leone
del grande scalone di marmo
dell’ateneo genovese.
Aldo Gastaldi
la fronte tranquilla
più su della folla,
quegli occhi di spada.
Talassano il biondino
di mento appuntito
sempre piegato dal riso
sul banco di scuola;
fu allegro davanti alla morte,
e tenne allegri i compagni.
Di tutti il più fortunato
biondino di lungo viso,
tu divenuto un giardino
di foglie aria bambini gridanti
che rinverdiscono il cuore
quando è terra bruciata.
30 aprile 1981
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