“Di che volete che vi parli io / se non di come mi ha rapita Dio? / Non so parlare altro che di questo, / del volto dolcissimo di Cristo”.
Questo l’esordio del testo di Giampiero Pizzol su Santa Teresa d’Avila. Un incipit pieno del fuoco che animava il petto di una donna talmente grata a quel Cristo morto per salvarla, da non essere più in grado di parlare d’altro se non del proprio amore per Lui. Dio concesse a Teresa il tempo e la libertà a lei necessari per riconoscerLo, senza forzarla in alcun modo:
(Sant'Anna, La Vergine E Il Bambino-Leonardo Da Vinci) |
“Io, Teresa, cresciuta piano piano / mentre Dio scriveva da lontano / il mio cammino senza intervenire / con la pazienza di Chi sa aspettare”.
I segni della vocazione però non tardarono a svelarsi. Paradossalmente il primo “sì” di Teresa sorse in una circostanza dolorosa come la morte di sua madre. La giovane, privata di una figura che la amava, riconobbe nella Vergine la sola donna in grado di consolarla:
“L’eternità bussò, morì mia madre. / La notte stessa con impeto di fede / m’inginocchiai e chiesi alla Madonna / di custodirmi e farmi Lei da mamma”.
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