Ancora un dipinto di Hopper, opera del 1936:

The Circle Theatre




Il teatro è uno dei temi cari ad Hopper, forse perchè è il luogo della messinscena della vita.
Qui il teatro è visto dall'esterno, come pura forma architettonica, peraltro lineare e semplice. L'insegna del teatro "circle" è volutamente occultata da un sottopassaggio, forse la discesa alla metropolitana. Si intravedono solo la C e la E. Il teatro,privato del suo "logo", vorrebbe quasi perdere la centralità nel contesto del dipinto. Non solo. I due semafori sulla traiettoria tra noi spettatori e il teatro sono rossi. Un altro stop, un altro blocco che ci allontana dal teatro. Il fatto che il nome del teatro sia nascosto dalla discesa verso il sottosuolo aggiunge una valenza simbolica, c'è qualcosa di "misterioso" che ci impedisce la vista e , forse , l'ascolto della risposta alla domanda che è sempre sottesa nei dipinti di Hopper.

Hamburger vegano di Elifaz




Hamburger vegano: tentazioni "americane" per una serata da fast food tutta vegan? Non solo patatine, amici miei. Eccovi anche un ottimo hamburger succoso e nutriente del tutto naturale!

Ingredienti:

Lenticchie
Carota
Cipolla rossa di Tropea
1 cucchiaio di erbette miste a piacere
Farina q.b.
Pan grattato q.b.
Pane con semi di sesamo
Insalata

Procedimento: 

Lavare le lenticchie sotto l'acqua corrente e cuocerle; mettere in un frullatore tutte le verdure e ridurre molto finemente. aggiungere olio, sale, pepe e un cucchiaio di farina e un pò di pan grattato fino a raggiungere una consistenza morbida ma non appiccicosa. Formare con il composto i burger. Mettere i burger in una teglia con un po' di olio e infornarli a 220° per 10 minuti, giusto il tempo per dorarli da entrambe le parti. Accompagnare con l'immancabile panino con i semi di sesamo tostati e una generosa dose di insalata e pomodoro fresco..... magari anche due fettine di cetriolini sott'aceto!


L'ultima caricatura è Giobbe...



...cioè l'uomo messo alla prova.

Oggi Giobbe




Una sfida alle tentazioni di Satana, vinta col Dio che prima lo ferisce e poi lo guarisce facendo appello alla Gioia che solo può guarire. Giobbe infine: "O Gioia, Ti attendo".


Alle origini del Teatro Canzone: Fred Buscaglione nel 1959

Teatro Canzone di Giorgio Gaber


Ecco la definizione di Teatro Canzone: rappresenta un genere espressivo legato alla teatralità, alla parola e alla musica e che la sua struttura è costituita da un'alternanza di canzoni e monologhi o, più precisamente, di parti cantate e recitate...

Edward Hopper, New York movie - Cinema a New York (1939)


Ancora un'opera di Hopper:



Questo dipinto ci parla di chi lavora nel teatro, una prospettiva nuova e diversa.
La scena è ambientata in un elegante cineteatro.
Una maschera vestita di blu è assorta nell'attesa forse dell'intervallo, forse della fine dello spettacolo.
Sulla sinistra poche sagome di spettatori e sullo sfondo il telo di proiezione con immagini in bianco e nero.
"Lo spettacolo deve continuare" è più che mai il motto di chi non sta nè sul palco nè in platea eppure è parte necessaria dello spettacolo. Hopper con questa opera memorabile ci lascia un'immagine imperitura e da "protagonista" di questa donna altrimenti destinata all'anonimato ed all'oblio.


Edward Hopper e il suo Teatro


Con i Post che pubblicheremo sotto questa etichetta, cercheremo di documentare come la libertà dell’artista si esprima , da quando l'uomo ha imparato a dipingere, come bisogno di percepire la realtà, di giudicarla e di raffigurarla a partire dai suoi bisogni e dai suoi desideri: anche il Teatro, a noi caro perchè parliamo attraverso di esso.

Cominciamo con Edward Hopper del 1951:



Intensamente figurative e cromatiche, le immagini di Edward Hopper compongono con chiarezza situazioni dell’esperienza umana quotidiana sia in luoghi privati che pubblici; in questo caso siamo addirittura in prima fila a teatro, come raramente accade di esserci, ma in questo caso Hopper ci ha condotti lì per far rispondere proprio a noi alla domanda sottesa nel quadro: l'attesa degli spettatori, uomini e donne soli tra loro, che ci è data di vedere, è consapevole o inconsapevole?


La penultima caricatura è il nostro Cameo...

Oggi l'Infermiere



Una comparsa, nei grandi film il cosidetto "cameo", in effetti l'unico legame di Giobbe con il mondo esterno, con la possibilità di guarire, fuori dal circolo vizioso e intellettuale dei suoi amici. A conferma di quanto sempre insegnato dal grande regista russo Lev Dodin, non esistono personaggi secondari perchè come nella realtà anche nel Teatro non esistono vite di secondo piano...!


Giornata Mondiale del Teatro 2014 - Il Messaggio Internazionale


Messaggio Internazionale

Giornata Mondiale Teatro 2014

International Theatre Institute ITI

World Organization for the Performing Arts
Messaggio di Brett Bailey  per la giornata mondiale del teatro 2014

Ovunque ci sia una società umana, lo spirito irrefrenabile del teatro si manifesta.
Sotto gli alberi nei piccoli villaggi, sui palchi tecnologicamente avanzati nelle  metropoli internazionali; nelle palestre scolastiche e nei campi e nei templi; nelle baraccopoli, nelle piazze, nei centri di quartiere e negli scantinati del centro città, le persone sono portate a condividere gli effimeri mondi del teatro che noi creiamo per esprimere la nostra complessità umana, la nostra diversità e la nostra vulnerabilità, con il corpo, il respiro e la voce .
Ci riuniamo per piangere e per ricordare, per ridere e per contemplare;  per imparare e             affermare ed immaginare. Per meravigliarsi della destrezza tecnica, e per incarnare gli dèi . Per afferrare il nostro respiro collettivo e la nostra abilità nel produrre la bellezza e la compassione e la mostruosità. Veniamo per caricarci di energia ed essere più forti. Per celebrare la ricchezza delle nostre diverse culture  e per far dissolvere i confini che ci dividono.
Ovunque ci sia la società umana, lo Spirito irrefrenabile del teatro si manifesta. 
Nato dalla gente, indossa le maschere e i costumi delle nostre diverse tradizioni. Sfruttando le nostre lingue, i ritmi ed i gesti, il teatro libera uno spazio in mezzo a noi .
E noi, gli artisti che lavorano con questo antico spirito, ci sentiamo obbligati a canalizzarlo attraverso i nostri cuori, le nostre idee e i nostri corpi,  per rivelare le nostre realtà in tutta la loro mondanità e scintillante  mistero.
Ma, in questa epoca in cui tanti milioni di persone stanno lottando per sopravvivere, stanno soffrendo sotto regimi oppressivi ed un capitalismo predatorio, sono in fuga dai conflitti e dal disagio; un epoca in cui il nostro diritto alla riservatezza è invaso dai servizi segreti e le nostre parole sono censurate da governi invadenti, in cui le foreste vengono distrutte, le specie animali sterminate e gli oceani avvelenati: cosa ci sentiamo in dovere di rivelare?
In questo mondo dove il potere è distribuito in modo diseguale , in cui vari ordini egemonici cercano di convincerci che una nazione , una razza , un genere, un orientamento sessuale , una religione, una ideologia , una cornice culturale è superiore a tutte le altre, è davvero difendibile insistere sul fatto che le arti devono essere staccate dai programmi sociali?
Noi, gli artisti delle arene e dei palcoscenici, ci stiamo conformando alle sterilizzanti richieste del mercato  o stiamo prendendo il potere che abbiamo per aprire uno spazio nei cuori e nelle menti della società , per riunire le persone attorno a noi, per ispirare , incantare, informare, e  creare un mondo di speranza e di sincera collaborazione?
(Traduzione a cura del Comitato per la Giornata Mondiale U.I.L.T.)

Giovanni Testori ed un breve scritto di teatro di strada...

La Passione di Cristo al tavolo di un bar E Testori scoprì il teatro sacro di strada

Il dramma in cui si confrontò per la prima volta con il peccato

Le voci: - Oh, guarda che buffe quelle ragazze! - Sembrano lì lì per svenire! - Che spettacolo tutti quei lumi accesi! - Hanno soldi da buttar via i preti entriamo cara, entriamo no, lasciami, voglio vedere se tu chiudi gli occhi sembrano tante lucciole quei lumini! - Ecco Cristo! - Cristo? - Sì, sì, Cristo! - Cristo e la Madonna! Che noia! - Ci hanno rotto a mezzo la conversazione ma è un diversivo! - Ogni tanto ci vuole! - Cameriere, si ricordi del mio aperitivo! - Appena è passata la processione glielo porto! - E quella col lino in mano chi è? - Già, chi è? - È la Veronica! - E chi è la Veronica? - Quella del Sudario - Ah, quella del Sudario! - Che buffo quell'uomo! - Passerà in fretta? - Sì, credo Pochi minuti ancora - Si alzino, per favore! - Ah, già, bisogna alzarsi - Guarda quelle due bambine lì, Dio, che amore! - Devono fare una fatica a portare quelle ali! Poverine! - E che li lasciano a fare sulla strada tutti quei petali? - Lo dicevo io: soldi da sciupare hanno i preti! L'uomo e la donna, che dopo le parole del direttore si saranno sistemati dietro il triages, avranno continuato il loro discorso, ma assai meno forte: si può ben capire che cosa si saranno detti. Ma, ora, la donna ha smesso di parlare, fisserà Cristo e gli altri personaggi della Passione e pare aver riconosciuto in loro qualcuno. Chissà, un compagno, forse, o ricordi lontani della sua giovinezza.
Ancora voci: - Arrivano su, davanti a noi! - Il Santissimo! - Bisogna inginocchiarsi! - Inginocchiarsi? Non ditelo nemmeno per scherzo - Almeno in piedi - Eccoli. Eccoli. In piedi!
          La processione, salendo per gli scalini è giunta sul palco, davanti al bar: qualcuno s'è inginocchiato, ma la maggior parte, che è rimasta soltanto in piedi, cerca di vincere il sorriso di scherno che spunta loro sulle labbra.
          Allorché il baldacchino sarà passato e giungeranno sul palco i personaggi della Passione, la donna si staccherà dall'uomo, si farà sotto, ben vicino a loro.
La donna: È lui, lui!
L'uomo: (seguendola) Chi?
La donna: Lui, un vecchio amico! Uno come te. Buffissimo! E impersona Cristo! Si fermino per favore!
Voci degli avventori e dei processionanti: Ma guarda! Chi è per comandar di fermarci? - Si scosti! - La tenga lontano! - Ora comincia a farsi interessante lo spettacolo! - Altro che spettacolo! - Si scosti!
La donna: Lasciati vedere! Così! Un momento! (Ha bucato la fila delle Figlie di Maria ed è lì a quattr'occhi col Cristo) Dio! Quanto sangue! Ma sai che hai un bel coraggio? Impersonare Cristo te! Ah! Ah! Ah! (Scoppierà a ridere).
Il Reverendo: (prima dalla platea, poi sul palco, correndo) - Ma signorina! Si scosti! Si scosti, per favore!
La donna: (interrompendo la risata proprio quando era al suo massimo fragore) - Guardatelo! No, no! Guardatelo bene! Non è vero! È lui! Lui! Cristo!
Un altro Reverendo: (accorso dal fondo della strada) - Cosa succede?
Le voci: Che sta accadendo? - Una donna ha fermato Cristo - Ma non è possibile! - Vi dico di sì, che lo ha fermato. Ha riconosciuto in lui un suo amico! - L'avevo detto io di sceglierne un altro! - È una pazza! - Bisogna fermarla!
Il Reverendo: (gridando) - Continuate per la vostra strada! Non è niente. Si riprenda il coro! «Pange lingua». Avanti!
La donna: (trattenuta dall'uomo e da qualche altro avventore) - Lasciatemi! Lasciatemi! Si fermino per un momento. Non è vero che non sia successo niente! Soltanto un momento!
L'uomo: - Calmati! Calmati, cara!
Un avventore: - Che le ha preso?
Un altro avventore: - Una crisi?
L'uomo: - Non so, non so!
Il Reverendo: - Una crisi, una crisi, sì!
La donna: - Si fermino! Si fermino!
Il Reverendo: (all'uomo che impersona Cristo) - E lei, vada avanti! Che sta a fare così con quegli occhi! Si muova, su, si muova!
Cristo: (fermissimamente calmo, e la sua calma parrà lì un miracolo) - È necessario, mi creda, Reverendo, è necessario!
Le voci: - Si presta al gioco, lui! - Tutto combinato! - Per far succedere un pandemonio! - Ci voleva questo movimento, ci voleva! - Così un'altra volta si decideranno a darla a me la parte di Cristo! - Conducetela fuori! - È irresponsabile - Fuori! - Fuori! - Guardate come sbraita!
La donna: - Necessario, Reverendo! Lo dice anche lui! Faccia fermare queste poche persone qua, gli altri possono continuare.
Il Reverendo: - Ma non è possibile! Ne scapita l'effetto della processione!
Il secondo Reverendo: - Non è possibile, bisogna andare avanti tutti!
Il terzo Reverendo: (sgusciato fuori da non si sa dove) - Tenetevela stretta voi! Giusto il tempo che noi ci muoviamo da qui! È l'unico modo!
Le voci: - Ma è successo mai fatto simile! - È un'indecenza! - Denunciatela! Denunciatela! - Turba la pubblica quiete! - È l'Anticristo! - L'Anticristo! - Non avvicinatevi! Non avvicinatevi! - È l'Anticristo!
Le voci di alcuni avventori: (venuti sulla soglia del caffè per il richiamo di quel gran baccano) - Che succede? Quella lì! Che fa? - Ha fermato Cristo! - E allora? Dice che è proprio Cristo! - E lui? - Pare ci stia al gioco - Sfido! - Burattini! - Burattini!
Un avventore: (più forte degli altri) - Lo dicevo io che son burattini questi preti!
Il Reverendo: - Che c'entrano i preti, ora? Se mai è delle vostre, questa donna!
Gli altri avventori: - Giusto, ha ragione! - Che c'entrano i preti?!
Cristo: - Calmatevi, vi prego, calmatevi!
Il Reverendo: (poiché malgrado le sue invettive né la processione ha dato segno di voler procedere, né il coro di voler riprendere) - Ohi! Il coro, il coro! Che aspettate? Avanti! Avanti! (Ma meno che meno ora si decideranno a camminare, poiché attorno al Cristo si è aperta improvvisamente una gran luce dentro cui la donna resterà muta, abbagliata).
Le voci: (dalla processione) - Ma guardate che luce emana da Cristo! - Sembra che abbia addosso il sole! - È uno scherzo! - Uno scherzo volgare! - No, guarda bene! - Che cosa? - Là, quei raggi! - Ne è come circonfuso! - Reverendo guardi, guardi! (Dal caffè) Che trucco hanno combinato, lì! - Dove? - Attorno a Cristo, non vedi? - Una pila, sarà! Una pila! - No, è troppo forte per essere una pila! - Sarà qualche altra luce artificiale! - No! Pare che esca proprio dal suo viso!
La donna: - Da lì, sì! Toccate qua, sulla fronte! Sangue! Sangue!
Il Reverendo: - Ma è pazza! Si levino! Si levino!
Testori Giovanni

Rosso Fiorentino:  Deposizione cosidetta di Volterra (1521)

Il canto di più persone riunite tra loro genera un coro, per noi sarà...

Oggi il Coro

Giobbe, sulla scena della pièce scritta per te, il Coro farà da eco ai tuoi sentimenti accompagnando la tua messa alla prova, da parte di Satana, nella vita:

Satana a Dio: "Forse che Giobbe teme Dio per nulla? Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra...".



Dio e la sua follia d'amore per gli uomini

Oggi Dio



Dio, apre la pièce teatrale di Hadjadj, dedicata alla figura biblica di Giobbe, con uno straordinario monologo, ma soprattutto chiude la scena con queste bellissime parole:

"Che vuoi farci angelo mio? L'hai detto tu stesso.
Io sono pazzo delle mie creature e
non so fare altro che amarle".


Satana, ma alla fine della coda e dei giorni, chi sei tu?

Oggi Satana

 


Satana stesso infine si presenterà e loderà Giobbe per il modo in cui ha parlato agli amici, ma Giobbe dirà :

"Chi sei tu che vorresti cambiare il mio piangere in compiangersi e compiacersi?".


La quiete durante la tempesta...?

Oggi la Ragazza



La Ragazza verrà a trovare Giobbe per dispensargli quiete con un avventura sensuale:

"Lascia che le mie labbra versino nella tua bocca il vino della quiete ritrovata".


Una vedova nera come moglie...

Oggi la Moglie di Giobbe



Una donna che non vuol avere a che fare con il dolore, né il proprio né quello altrui, rimprovera al marito:

"Tu desideri dunque che io soffra ancora".


Dentro il cappello tanti pesi ed un'amara sorpresa...

Oggi Elihu



Elihu, il Padre confessore infine scappa via dallo stesso dicendo:

"Oh Giobbe, Giobbe io sono il tuo confessore e ti domando perdono".



Sul palcoscenico della vita senza più debiti...

Oggi Zophar



Zophar, il moralista, ricorda a Giobbe:

"Sì,tutte queste maledizioni su di te...sono dovute alla tua ingiustizia...".


Oltre le quinte...senza via d'uscita...!

Oggi Bildad



Bildad, il nichilista, invita Giobbe a sbeffeggiare Dio:

"Hai ragione Giobbe. Perché dovremmo onorare queste tre lettere, D, I, O ?".



Cosa si vede dietro le quinte...

Oggi Elifaz



Elifaz, il panteista, dice a Giobbe, con quell'espressione che abbiamo fotografato per il nostro blog:

"Tu pratichi la posizione del loto?".



Curiosando dietro le quinte...

Tra il Personaggio e l'Attore:



Dal prossimo post conosceremo il lato divertente dei nostri giovani attori alle prese con i panni del personaggio.


GIOBBE

entriamo in teatro...




Oggi conosciamo, infine, il protagonista ovvero Giobbe:

Un reietto, un albero folgorato che non promette altro che frutti di cenere, un uomo sul parapetto che non si solleva che per il grande salto. Così troviamo Giobbe all’inizio del dramma. O meglio, così troviamo Giobbe nel pieno del dramma.


Un uomo spogliato di tutto, relegato in solitudine su un letto di ospedale, apparentemente abbandonato anche da quel Dio che tutto gli aveva donato e che mai lui aveva smesso di ringraziare. Un uomo a cui niente viene risparmiato ma proprio affinché, alla fine di tutto, possa arrivare a dire di non aver perduto niente. 

Dirà infine a Satana: "Contre tes plaisirs mesquins, je m'appelle à la Joie"

Uno dopo l’altro, pezzi del suo passato tornano a riproporsi agli occhi di Giobbe: gli amici, Elifaz e Zophar, il padre confessore Elihu, il fratello Bildad, la moglie, e persino una giovane incrociata per caso in metropolitana.

Sei personaggi in cerca di una soluzione a un dolore incomprensibile, quello di Giobbe, che inevitabilmente finisce per diventare anche il loro dolore. Ciascuno di loro propone la sua soluzione, qualcosa che addolcisca la pillola, vie facili da intraprendere ma che Giobbe intuisce sarebbero solo risposte parziali alla sua ferita.

La vera “tortura degli amici”, insomma, sarebbe la tentazione che, anche in modo innocente, essi propongono come antidoto al dolore di Giobbe.

Ma forse può bastare all'uomo una pomata per curare una ferita grave, oppure il pensare di potersi distaccare con la mente dal male affinché esso scompaia?

Può essere di conforto il rifugiarsi nel pensiero che tutto è niente come antidoto alla ricerca del significato di ciò che accade?

“Il mio cuore è vivo: lo sento per il male che mi fa”, dice Giobbe ad Elihu, e ancora a Bildad “Come potrebbe il male farci tanto male se non avessimo prima udito la promessa del bene?”.

Il Bene sperimentato è stato fino a quel momento tanto grande che anche ora Giobbe non può smettere di domandarlo. Di fronte alla tentazione di un bene ridotto, un cuore provato e ferito come quello di Giobbe non può accontentarsi: egli intuisce, anzi, che c’è bisogno che la frattura si allarghi ancora perché possa contenere tutto, anche il male.
E così, se è necessario che Dio taccia, che rimanga come nascosto, perché l’uomo possa scoprirsi di nuovo Sua creatura, allora anche il dolore è salvato, e nulla è perduto.

CORO

entriamo in teatro...



Oggi conosciamo il Coro:

In "Giobbe" è presente un personaggio che non compare nel dramma di Hadjadj.
Si tratta del coro.
Un accorgimento della regia per introdurre il testo biblico in alcuni dei suoi passaggi più significativi. Questo inserimento trae ispirazione dal classico coro greco che assiste alle azioni, formula riflessioni e parteggia di solito per il protagonista.
Anche qui il coro interviene con brevi commenti che non interrompono il ritmo narrativo, ma rappresentano la partecipazione della storia umana al dramma di Giobbe.

"E perché non sono morto fin dal seno di mia madre e non spirai appena uscito dal grembo?".

DIO

entriamo in teatro...



Oggi conosciamo Dio:

Apre la prima scena con una professione d’amore per ogni uomo, nella propria individualità e personalità:

”Io sono terribilmente miope e dunque devo stare molto vicino ad ognuno, tanto che possa sentire il mio alito sul collo… Io conosco ognuno che assiste, come il mio respiro, come il mio unico figlio”.


"Il n'y a pas de public.
Non pour moi, il n'est aucun public".


Incontriamo dunque un Dio vicino, il Dio del Nuovo Testamento, di cui si coglie lo struggimento per la propria creatura.
Ascoltiamo dunque la domanda su Giobbe: perché, Signore, “infierisci” tanto su Giobbe, l’uomo giusto?
Una domanda che percorre tutto il dramma, fino alla sequenza finale in cui l’enigma non è risolto, ma si intuisce la via alla risposta che il Mistero ha introdotto nella storia: "Je ne sais rien faire d'autre que les aimer".

"...non so far altro che amarle le mie creature".

SATANA

entriamo in teatro...



Oggi conosciamo Satana:

Il diavolo chiede a Dio la facoltà di colpire Giobbe… Perché il Signore acconsente?
E’ un cedimento di Dio?
La tentazione può essere strada per il compimento della mia umanità?
Ma a che condizioni? E il maligno non avrà l’ultima parola?
C’è un limite al male?

"Job, tu es Job.
Le seul à avoir affirmé l'excès du mal, le seul à avoir reconnu sans détour la misère de l'homme"


“…Dio gli concede la libertà richiesta proprio per poter con ciò difendere la sua creatura, l’uomo e se stesso… A noi tante volte sembra che Dio lasci a Satana troppa libertà; che gli conceda la facoltà di scuoterci in modo troppo terribile e che questo superi le nostre forze e ci opprima troppo… La preghiera di Gesù “Io ho pregato che non venga meno la tua fede” è il limite posto al potere del maligno.” (Benedetto XVI)

LA RAGAZZA

entriamo in teatro...



Oggi conosciamo la Ragazza:

"Arrivi all'improvviso in questa stanza soffocante ed è come se le imposte si spalancassero sbattendo sul cielo azzurro chiaro". Una boccata d'aria fresca, una pomata sulla sua ferita...

"La grâce,tu l'as dit!
Est-ce qu'on interroge la grâce ?
Est-ce qu'elle doit donner ses raisons?"


Ecco cosa la Ragazza sembra promettere a Giobbe. L'uomo stanco vede la giovane come la possibilità di un nuovo inizio. Tuttavia è davvero un nuovo inizio quello che interessa a Giobbe?
Lasciarsi tutto alle spalle non lascerebbe l'amaro in bocca?
O meglio... È davvero possibile lasciarsi tutto alle spalle?
Può un uomo dimenticarsi dei figli morti?
Ignorare la fatica è più facile, ma permette la felicità?

Forse il punto non è ricominciare, ma continuare la strada; non cancellare il passato, ma essere accompagnati al futuro; non coprire la ferita, ma spalancarla e indagare le ragioni di quel che Dio ci dà per poter continuare a camminare sempre più certi.

LA MOGLIE

entriamo in teatro...



Oggi conosciamo la Moglie di Giobbe:

L'autore nel personaggio della moglie incarna la tentazione dell’eutanasia, della separazione indolore: la proposta dell’evasione dal dolore, per l’incapacità di affrontarlo e altre domande sulla vita...


"Ta doleur est en moi pire que la mienne...""Je souffre trop de te savoir souffrant..."

Il tempo e il dolore. Quanto ci possono cambiare? Giobbe ha cercato disperatamente di rimanere attaccato ai suoi sentimenti per sopportarlo quel dolore. Suo moglie no. È fuggita.
Ma qual è il suo dolore più grande? È la morte dei figli? Oppure vedere Giobbe sul letto di un ospedale?
O forse ancora la colpa del tradimento…difficile saperlo. Anche per lei. Quel che però chiaramente ha deciso è che il dolore non si può vivere. No, non c’è attesa nel dolore, non c’è preghiera, non c’è offerta. Ma come guarire allora?
È come staccare la crosta da una ferita prima che si sia rimarginata. Riprenderà sempre a sanguinare.

Quante volte offriamo un lenzuolo per coprire chi è nudo credendoci caritatevoli, e invece lo facciamo per non vedere le piaghe sulla sua pelle… lì sotto però continua a sanguinare.

ELIHU

entriamo in teatro...



Oggi conosciamo l'amico di Giobbe, Elihu:

"Pour l'heure, mon poids, c'est toi..."

"Dieu écrit droit avec des lignes courbes..."

Caro Elihu, tu che sei il padre confessore di Giobbe, sei proprio sicuro che egli sia per te solo un peso, un problema da risolvere?
Non è che attraverso quello che lui sta vivendo c'è la possibilità di scoprire qualcosa per la tua vita?
O forse sai già tutto?
Ognuno di noi, così come Giobbe, di che cosa ha più bisogno nella vita? Di qualcuno che ci dia delle istruzioni per l'uso o di qualcuno che ci accompagni, che ci dica: facciamo un pezzo di strada insieme?
Di uno che abbia la risposta pronta in tasca ( che tuttavia non regge alla prova dei fatti) o di uno che ci indichi chi e che cosa guardare in questo momento?

ZOPHAR

entriamo in teatro...




Oggi conosciamo l'amico di Giobbe, Zophar il Naamatita:

"Voilà un autre péché que tu devras payer jusqu'au dernier sou!"

San Paolo ha scritto: “Anche se non sono consapevole di colpa alcuna non per questo sono giustificato.
Il mio giudice è il Signore! Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore.”
Il povero Zophar ha però fatto confusione. Sembra quasi che la sua vita e quella di ogni uomo non siano altro che un campo di prova, un’immensa audizione, un Grande Fratello dove ad assistere davanti allo schermo sta il buon Dio, pronto a far selezioni e eliminazioni.

…Cercare il suo regno…

Zophar vuol dire dunque che per il momento dobbiamo meritarcelo il suo regno, fare penitenze su penitenze, contare errori e ricompense. Riempiere la scheda dei bollini e alla fine farci arrivare il gran pentolone celeste in cui crogiolare il nostro ego soddisfatto.

BILDAD

entriamo in teatro...



Oggi conosciamo l'amico di Giobbe, Bildad il Suhita:

"Et nous avons compris, n'est-ce pas, nous avons compris que l'homme n'est qu'un farce que le vide se joue a lui-même..."

Bildad Con tuo fratello puoi litigare, puoi arrabbiarti, puoi alzare la voce.
Ma poi è una di quelle poche persone che perdoni con più naturalezza, perché lo fai da sempre, puoi accettarlo senza comprenderlo fino in fondo.

Ma cosa è successo tra Bildad e Giobbe? Non è solo il legame tra loro ad essersi rotto.
Ma è il legame di Bildad con qualsiasi cosa. Se tutto per noi si trasforma in odio, in rovina, cosa ci rimane?
Se le stesse relazioni assumono la consistenza di polvere cosa mai ci può spingere nella vita?

Se per Bildad nulla nel mondo è degno allora tu, Bildad, come ti salvi?

ELIFAZ

entriamo a teatro...



Oggi conosciamo l'amico di Giobbe, Elifaz il Temanita:

"Il faut que tu rentres en toi-même
et que tu te détaches de cette vie encombrée de paroles...
J'ai le numéro d'un excellent psycothérapeute qui te permettrait de
te de tout ce passé mort en quelques séances dìhypnose...


Elifaz rappresenta la tendenza naturalistica, panteistica.
Convinto che l’anima appartenga alla Natura, e che il corpo sia destinato a tornare ai suoi elementi primordiali, invita Giobbe a liberarsi della sua individualità per tornare al “mare d’olio dove si quietano tutte le onde”;
infine gli suggerisce qualche seduta d’ipnosi presso un eccellente psicoterapeuta...