"Io quel giorno ho cominciato a vederci con degli altri occhi che non stanno in fronte.": il miracolo del centurione

Prossimi ormai ad andare in scena vogliamo ricordarvi l'appuntamento di domani sera, 21 luglio alle 21.15 a Valle Christi per lo spettacolo "La moglie del procuratore", con un ultimo post sui flashback che vedrete ad animare i ricordi di Claudia.

In quest'ultimo Claudia racconta a Seneca di uno dei centurioni che hanno partecipato alla cattura di Cristo:

CLAUDIA:"Davano per certo che avesse recuperato la vista di un occhio sotto la croce e che per questo fosse stato allontanato. Lo feci cercare. Lo trovai e lo invitai. Egli venne. Gli chiesi del miracolo."
CENTURIONE:"Sì, il miracolo, ma non a me, domina. A Cassio. Han fatto confusione. Ma è vero anche che io quel giorno ho cominciato a vederci con degli altri "occhi che non stanno in fronte."

Sarà la fede del centurione ad aiutare Claudia nel suo viaggio, a farle capire che farsi un cuore diverso è la via:

CENTURIONE: "Signora, parlo da pover uomo. [...] io dico che Dio era capace di mandare suo figlio a salvare noi che siamo pure suoi figlioli o una specie."
CLAUDIA: "Salvarci da che?"
CENTURIONE: "Siamo cattivi, signora. Nessuno al mondo poteva mettersi tutto sulle spalle. Solo lui."

(12 maggio 2015 - Teatro Cantero)




La moglie del procuratore - Quarta puntata

"Di notte udivo spesso le sue grida disumane": Claudia ricorda il dolore di Pilato

Continuiamo a conoscere Claudia Procla Serena attraverso i ricordi che tormentano la sua anima e che, nella nostra rappresentazione teatrale de "La moglie del procuratore", potrete vedere sotto forma di flashback.

(12 maggio 2015 - Teatro Cantero)
A "far visita" a Claudia durante il suo racconto a Seneca è Pilato che, in quella fatidica notte in cui Cristo venne condannato, raccontò alla moglie ciò a cui aveva assistito, ciò a cui aveva partecipato:

" [...] Non ho mai visto un uomo tanto innocuo e tanto odiato. Qual era la verità? Glielo chiesi. “Che cos’è la verità”, ma lui non fu capace di rispondermi."

Pilato, nonostante dichiari di "avere le mani pulite", sarà tormentato quanto Claudia dai ricordi di quella notte, tanto che nell'opera di Elena Bono arriverà a suicidarsi.

"Di notte udivo spesso le sue grida disumane. [...] E una mattina fu trovata aperta la porta di casa e la scuderia. Mancava il suo cavallo. Trovammo il procuratore in fondo ad una voragine. La chiamavano la fossa. Molti ci si erano gettati."



La moglie del procuratore - Terza puntata

La moglie del procuratore - Comunicato stampa

Il 21 luglio presso il complesso monumentale Valle Christi a Rapallo (GE), la compagnia teatrale "Il Portico di Salomone" porterà in scena la riduzione ad opera di Marina Maffei del racconto "La moglie del procuratore", tratto dalla raccolta Morte di Adamo di Elena Bono, in occasione del primo anniversario della morte dell'autrice.

I ruderi dell'abbazia diventeranno per una sera l'elegante salotto del filosofo Seneca e di sua moglie Paolina. La regia ha immaginato di ambientare il dramma nei primi del Novecento, anziché in epoca neroniana (come nel testo originale). La rappresentazione è divisa in due atti, il primo dei quali coincide con i festeggiamenti per il Carnevale nel salotto di Seneca e vede alcune importanti personalità impegnate in discorsi filosofici e politici. 

(12 maggio 2015 - Teatro Cantero)
È l’arrivo di Claudia Procla Serena, moglie del procuratore Ponzio Pilato, a dare una svolta agli eventi. Gli invitati spostano immediatamente la loro attenzione su Pilato, su quel Gesù crocifisso e sul seguace di quest’ultimo, Paolo di Tarso, che in quel momento si trova a Roma. Solo nel secondo atto, quando Claudia e Seneca rimangono soli, si rende evidente il motivo del turbamento della donna riguardo tali argomenti: tutta la sua vita è stata segnata da quell’uomo crocifisso. 

(12 maggio 2015 - Teatro Cantero) 


Il dialogo con l’amico Seneca, arricchito dai flashback con cui Claudia ricostruisce ciò che ha vissuto, è interamente rivolto a rispondere a una domanda attuale sia per l’epoca neroniana, sia per i primi del Novecento, sia per un credente, sia per un ateo “Quid est veritas?” (“Che cos’è la verità?”).

La rappresentazione estiva de La moglie del procuratore, ospitata nella suggestiva location di Valle Christi, sarà guidata dalla regia di Marina Maffei e accompagnata dalle musiche originali di Chiara Medone. La compagnia “Il Portico di Salomone” è composta da una trentina di giovani di Rapallo e da un gruppo di collaboratori adulti. L’auspicio di Elena Bono “i giovani devono fare teatro!” (dalla presentazione de L’erba e le stelle), trova in questa compagnia piena realizzazione. 

Rapallo, 10 luglio 2015



Il Portico di Salomone


La moglie del procuratore - Seconda puntata

"E infine tornò Dafne. Non più Dafne.": i ricordi di Claudia in "La moglie del procuratore"

Manca ormai meno di una settimana alla messa in scena de "La moglie del procuratore" e per accompagnarci nell'attesa vogliamo andare a conoscere meglio quest'opera.



Il momento di maggior impatto è sicuramente il lungo racconto di Claudia a Seneca, i suoi ricordi e il riportare alla mente quella visione del volto di Cristo che ha cambiato il corso della sua vita.
Tre sono i momenti che la donna ricorda in un incalzante susseguirsi di emozioni: il primo riguarda le due ancelle che, la notte in cui Cristo viene condannato, riportano a Claudia ciò che è successo: la cattura, le percosse, la condanna, la rabbia della folla.

" [...] non avrei mai creduto che la voce umana potesse essere di per sé una forza distruttiva quasi irresistibile."

(Foto dallo spettacolo "Va in scena Elena Bono"
rappresentato il 12 maggio 2015 al Teatro Cantero - Chiavari)

Dafne, una delle due ancelle, vedrà anche lei il volto di Cristo e resterà sconvolta dalla visione del Suo capo insanguinato. Così infatti la ricorda Claudia:

"E infine tornò Dafne. Non più Dafne. Mai più, Seneca. [...] E’ rimasta laggiù, Seneca. In una piccola tomba che le feci alzare vicino al luogo dove il Galileo era stato sepolto."


Valle Christi, una suggestiva location estiva




Sullo sfondo del complesso monumentale di Valle Christi, nella frazione di S. Massimo a Rapallo, la compagnia teatrale "Il Portico di Salomone" metterà in scena il prossimo 21 luglio lo spettacolo La moglie del procuratore, già presentato al Teatro Cantero di Chiavari, con grande successo, lo scorso 12 maggio.

I ruderi dell’antico monastero, sul verde della piccola valle, costituiscono una location del tutto nuova, e senza dubbio di grande fascino, per gli attori della compagnia.

Il complesso è uno dei pochi esempi di architettura gotica rimasti all'interno del territorio ligure.
Il monastero venne fondato nel 1204 su volontà di Tibe e Altilia De Mari, due nobildonne genovesi vissute in un periodo molto travagliato da sanguinose contese di opposte fazioni nobiliari. Il marito di Altilia, il console Angelo De Mari, venne assassinato nel 1187 proprio a seguito di uno di questi scontri, e così la moglie, insieme alla nobildonna, forse sua parente, che i documenti indicano solo con il nome di Tibe, decisero di far costruire il monastero nella campagna retrostante Rapallo, luogo di loro possedimenti, con l’intento di ritirarvisi in preghiera per il resto della vita.



Il progetto delle due donne venne appoggiato dall’Arcivescovo di Genova, Ottone Ghilini, con l’atto del 29 aprile 1204, e i lavori vennero conclusi nel 1206, anno in cui, secondo i documenti, il monastero era già luogo di preghiera e abitazione per le monache cistercensi, che avrebbero continuato a mantenere viva la loro presenza per quasi trecento anni. 
Il prestigio del luogo crebbe ulteriormente quando, nel 1380, un capitano genovese donò alle monache la reliquia di San Biagio, oggi venerata nella Basilica dei Santi Gervasio e Protasio. 

Nel corso del ‘500 il monastero passò alle clarisse, ma in seguito, a causa di uno dei decreti emanati dal Concilio di Trento, che sottolineava la necessità per i conventi di situarsi in più vicino possibile ai centri abitati, venne dichiarato soppresso e ufficialmente chiuso nel 1573.
In seguito all’abbandono e alla progressiva incuria da parte degli abitanti rapallesi, iniziò la decadenza del complesso.
Nel 1903, tuttavia, venne dichiarato monumento nazionale italiano, e iniziarono così i restauri da parte dell’architetto Alfredo d’Andrade.

Le strutture gotiche, ancora ben visibili nella parte dell’abside della chiesa e nella torre campanaria, totalmente prive di decorazioni, come esigeva la regola cistercense, esercitano un grande fascino ancora oggi; non a caso proprio quest’area è stata scelta come scenario notturno per spettacoli teatrali e musicali organizzati dall’Associazione Culturale Valle Christi, costituitasi proprio con lo scopo di valorizzare il complesso monumentale.